Gli ormoni e le vene varicose
Le vene varicose sono la forma più comune di insufficienza venosa: la forza di gravità e la mancanza di un efficace meccanismo di ritorno del sangue sottopongono la parete venosa ad intense forze biomeccaniche, compromettendone la funzionalità.
Le vene varicose, o varici, possono colpire sia gli uomini che le donne, ma sono più frequenti nel gentil sesso. Ciò è dovuto dal legame tra il danno vascolare e la fluttuazione delle concentrazioni degli ormoni che si verifica durante la pubertà, la gravidanza e la menopausa.
Progesterone, estrogeni e testosterone sono ormoni presenti sia nelle donne che negli uomini: mentre gli uomini possiedono livelli più alti di testosterone, le donne hanno livelli più alti di progesterone ed estrogeni.
Nelle varie fasi del ciclo mestruale, le oscillazioni dei livelli ormonali causano variazioni nel diametro delle vene e nel tempo di chiusura delle loro valvole negli arti inferiori. In un normale ciclo mestruale i livelli degli ormoni sessuali sono più bassi al momento delle mestruazioni, man mano che si avvicina la fase proliferativa gli estrogeni aumentano, fino a raggiungere il loro picco massimo nell’ovulazione. A partire dal 14° giorno del ciclo mestruale, gli estrogeni diminuiscono gradualmente e, viceversa, i livelli di progesterone aumentano fino alla fase secretoria.
In queste tre fasi si riscontra un aumento graduale del diametro della vena e del tempo di chiusura della valvola, dalla fase di base (mestruale), alla fase a ciclo medio (proliferativa) fino alla fase a ciclo tardivo (secretoria). Tali modificazioni nel corso degli anni possono portare ad un indebolimento della parete venosa, causando incompetenza delle valvole e portando allo sviluppo delle vene varicose nelle donne.
Durante la gravidanza gli ormoni fluttuano in maniera considerevole e l’aumento della pressione dell’utero gravidico in espansione sugli assi venosi e gli alti livelli di progesterone sierico possono certamente contribuire alla comparsa delle varici. I livelli di progesterone aumentano costantemente durante la gestazione: questo ormone può legarsi con il suo recettore espresso sulle pareti delle vene, aumentando la distensibilità delle stesse e inibendo la produzione di collagene, con comparsa di vasodilatazione e il reflusso valvolare.
Anche durante la menopausa si verificano una serie di cambiamenti ormonali, in primis la diminuzione della produzione degli ormoni femminili (estrogeni e progesterone) da parte delle ovaie.
In premenopausa (anche detta peri-menopausa, ossia il periodo in cui avvertiamo le prime irregolarità nel ciclo mestruale) e in menopausa le fluttuazioni ormonali possono verificarsi per molti anni. L’aumento e la successiva caduta di estrogeni e progesterone durante queste fasi possono causare ispessimento e riduzione della flessibilità delle pareti venose. Gli effetti si verificano anche lungo le valvole che indirizzano il flusso al cuore: aree addensate lungo queste valvole impediscono alle stesse di chiudersi, permettendo al sangue di fluire liberamente in entrambe le direzioni. Il sangue si andrà poi ad accumulare anche nelle aree circostanti le valvole, contribuendo al loro aspetto gonfio e simile a un nodo. Le pareti ispessite delle vene creeranno percorsi ristretti per il ritorno del sangue, causando congestione e ulteriore gonfiore.
Come aiutare il nostro organismo?
Il primo consiglio è fuggire dalla tentazione della sedentarietà. Una moderata attività fisica, dai piccoli esercizi di risveglio mattutino a camminate veloci durante la giornata, attiva il microcircolo.
Accanto a una moderata attività fisica aerobica, non può mancare l’alimentazione. Evitare i cibi eccessivamente calorici aiuta a mantenere il giusto peso (e dunque ad alleggerire le gambe).
Se l’insufficienza venosa è cronica, si ricorre a terapie specifiche per la riduzione o l’asportazione delle varici: terapie elastocompressiva o farmacologica, o trattamenti mini invasivi effettuati con laser, radiofrequenza o l’utilizzo di schiume o colle. In casi più gravi si ricorre alla chirurgia con interventi più invasivi.