LA MALATTIA VENOSA CRONICA DALLA A ALLA Z
CHE COS’E’
La Malattia Venosa Cronica è una condizione estremamente comune caratterizzata da un alterato ritorno del sangue dagli arti inferiori al cuore.
È ampiamente diffusa nei paesi occidentali tanto da essere considerata una vera e propria malattia sociale.
In Italia 1/5 della popolazione presenta vene varicose e oltre 1/3 presenta qualche segno e sintomo di insufficienza venosa
Per comprendere meglio la Malattia Venosa Cronica occorre fare qualche breve cenno a come funziona la circolazione del sangue in condizioni fisiologiche.
Il sangue circola in tutto l’organismo attraverso un sistema di vasi: le arterie trasportano il sangue ricco di ossigeno dal cuore alla periferia e le vene riportano il sangue povero di ossigeno dalla periferia al cuore.
Nella posizione eretta quindi il sangue venoso deve contrastare la forza di gravità per riuscire a raggiungere il cuore.
Per favorire la risalita del sangue dai piedi e dalle gambe al cuore intervengono sia i muscoli del polpaccio, che durante il movimento si contraggono e spingono il sangue verso l’alto, sia un sistema di valvole, presenti nelle vene, che si aprono e si chiudono per far procedere il flusso del sangue nella direzione giusta e impedirne il reflusso.
E’ il movimento coordinato tra contrazione muscolare, apertura e chiusura della valvola a permettere la circolazione venosa.
Se le valvole si danneggiano oppure se il muscolo del polpaccio si contrae poco perché si cammina poco, il sangue non riesce a procedere correttamente verso l’alto, e torna indietro, defluisce verso il basso, causando un aumento di pressione sulle valvole che con il trascorrere del tempo si danneggiano ulteriormente.
Ciò determina la comparsa dei primi sintomi: le vene e i capillari diventano visibili e si avverte dolore, gonfiore, prurito e arrossamento alle gambe.
QUALI SONO IN FATTORI DI RISCHIO
I fattori di rischio della Malattia Venosa Cronica si distinguono in
- non modificabili, cioè in quei fattori sui quali non possiamo intervenire per cambiare la situazione
- modificabili nei confronti dei quali è possibile intervenire con cambiamenti sullo stile di vita per eliminarne o ridurne l’effetto.
Altri fattori coinvolti nell’origine della malattia venosa sono: frequenti esposizioni a fonti di calore, abitudini ad assumere posizioni non corrette, difetti di postura dei piedi, calzature troppo strette che ostacolino la pompa plantare, stipsi cronica, malformazioni vascolari, pregresse trombosi venose superficiali o profonde.
Si raccomanda quindi di:
- Praticare attività fisica regolarmente
- Smettere di fumare
- Tenere sotto controllo il peso corporeo cercando di avere un’alimentazione sana e leggera
Per ulteriori consigli per il benessere delle tue gambe visita la sezione dedicata Consigli Utili
QUALI SONO I SINTOMI?
La Malattia Venosa Cronica si può presentare con un’ampia varietà di manifestazioni a livello delle gambe.
La Malattia Venosa Cronica comporta anche una riduzione della qualità della vita che è correlata alla sensazione di dolore e alla ridotta mobilità fisica.
I sintomi inoltre tendono ad aumentare la loro intensità nel corso della giornata e in ambienti caldi, mentre generalmente possono regredire con il riposo notturno e con il leggero sollevamento delle gambe.
Solitamente compaiono nel 70-80% dei pazienti che presentano la malattia indipendentemente dallo stadio clinico.
In alcuni casi i problemi circolatori si associano ad alterazioni cutanee
In presenza di insufficienza venosa, infatti, gli organi periferici e superficiali, come la pelle appunto, ricevono meno ossigeno e nutrimento, andando incontro a sofferenza. Inoltre, il ristagno di sangue e liquidi può portare alla fuoriuscita di sostanze dannose per la pelle, a infiammazione locale e a stress delle cellule cutanee.
Possono quindi comparire alterazioni quali:
- Distrofia: può causare sintomi come cute secca, squamosa, rugosa, poco elastica, prurito e alterazioni della colorazione della cute;
- Discromie: alterazioni più chiare o più scure rispetto al normale colore della pelle;
- Desquamazione: che consiste nella perdita dello strato superiore della pelle;
- Secchezza: che si manifesta con la sensazione di pelle che tira e che tende a screpolarsi;
- Xerosi: dovuta a disidratazione dello strato più superficiale della pelle e carenza di lipidi. Si manifesta con pelle molto arida, secca e screpolata, ruvida al tatto e priva di elasticità. Spesso, compaiono anche desquamazione, ragadi, prurito e a volte dolore.
Se non si interviene precocemente, i problemi circolatori possono favorire la comparsa di alterazioni a carico delle vene, come varici, flebiti e tromboflebiti. Quando il sangue non riesce a risalire verso il cuore e ristagna nei vasi venosi, infatti, finisce con l’esercitare una compressione sulle loro pareti che le dilata, danneggiandole.
Varici o vene varicose
Sono dilatazioni permanenti delle vene del circolo superficiale. Si distinguono dalle vene normali perché possono diventare sporgenti e ben visibili. Inoltre, appaiono molto più dilatate del normale, hanno un percorso tortuoso e presentano tipici “nodi”.
Flebiti
Si tratta dell’infiammazione di uno o più tratti di una vena. Si manifesta con la comparsa di un dolore lungo il suo decorso, che spesso si associa a rossore, senso di tensione e calore della pelle e indurimento del vaso stesso. In alcuni casi, subentrano difficoltà di movimento e febbre.
Tromboflebiti superficiali
Se la flebite si accompagna allo sfiancamento della vena e alla presenza di un coagulo di sangue (trombo) all’interno del lume si parla di tromboflebite. Il sintomo principale è costituito dal gonfiore. Spesso, la zona diventa anche calda e dolente e si arrossa.
LE DIVERSE CLASSI DI GRAVITA’ DELLA MALATTIA
Poiché in ogni paziente la malattia si presenta con caratteristiche proprie, è stato necessario trovare un modo per poter standardizzare lo stadio della malattia.
E’ stata individuata una classificazione definita CEAP (Clinical Etiological Anatomical Patophysiological) che si basa su quattro parametri:
- la presentazione clinica
- le cause alla base della malattia
- le caratteristiche anatomiche e fisiopatologiche
Le classi che costituiscono questo sistema sono 6, e vanno da C0 a C6 (vedi tabella).
L’esordio della malattia è possibile ricondurlo alle classi iniziali (stadio C0, C1, C2), durante i quali il paziente lamenta senso di pesantezza, affaticamento alle gambe, crampi, prurito, parestesie.
Con la progressione della malattia, cioè con il passaggio verso lo stadio C3, il processo infiammatorio peggiora determinando il gonfiore (edema).
Inizialmente il problema interessa solo la caviglia, poi si può estendere al piede e alla gamba. Durante il giorno il sintomo progredisce soprattutto in caso di ortostatismo, cioè rimanendo molte ore in posizione eretta, e si riduce la sera quando si sollevano le gambe, oppure facendo una passeggiata.
Infine quando il danno è diffuso, iniziano le alterazioni della pelle (stadio C4) e la formazione di ulcere cutanee (stadio C5 e C6).
COME SI PUO’ INTERVENIRE?
A tal fine il primo passo è seguire uno stile di vita sano e in particolare:
- Fare attività fisica con regolarità
- Fare alcune pause durante la giornata tenendo le gambe sollevate
- Limitare l’uso di tacchi alti
- Dormire in posizione di scarico con le gambe più alte del cuore posizionando un rialzo di circa 5 cm sotto i piedi della rete del letto realizzando così un piano inclinato
- Evitare, nei limiti del possibile, di stare tante ore in piedi alternando momenti in cui si sta seduti e si distendono i piedi.
Per saperne di più visita la sezione dedicata Consigli Utili
Inoltre è raccomandata la terapia compressiva, che consiste nella compressione delle gambe con calze elastiche oppure con bendaggi, così da favorire la circolazione del sangue.
Le indicazioni alla terapia compressiva variano molto in funzione della classificazione CEAP (approfondisci nella sezione dedicata: Elastocompressione).
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